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Nell’articolo di oggi andiamo ad affrontare l’incombente e pressante problema legato alle pensioni. Lungi da me il diventare assillante nell’incoraggiare con insistenza tutti i miei clienti – e più in generale le persone che riesco a raggiungere attraverso l’attività dell’Assicuratore Senza Soprese – a pensare al proprio futuro.

Troppo spesso noto che problematiche come questa delle pensioni – una questione che ci riguarda tutti da vicino – vengono prese sotto gamba, quasi ignorate. “Ci penserò più avanti” dicono in tanti, ma la verità è che il momento giusto per pensarci è ora, proprio adesso, l’esatto istante in cui prendi veramente coscienza del fatto che c’è un problema da affrontare.

Le parole scritte sui social, gli articoli letti di fretta sul giornale, le notizie che scorrono veloci al TG della sera…le nostre giornate sono talmente frenetiche che anche le questioni importanti a volte passano in sordina e non riusciamo a percepire realmente la gravità di una situazione che andrebbe invece analizzata con serietà, fermandosi un attimo.

Oggi mi rivolgo proprio a te, che magari nella frenesia quotidiana non hai ancora veramente colto l’importanza del problema relativo alla situazione pensionistica. Vedremo insieme che cos’è, che cosa comporta e come si può cercare di “correre ai ripari”.

Pensioni: come funzionano in Italia?

Il punto di partenza per analizzare insieme la questione è anzitutto capire come si calcolano le pensioni in Italia.

Qui da noi vige il sistema a ripartizione e funziona così. Tu, lavoratore, ogni mese ricevi il tuo stipendio e automaticamente versi i cosiddetti contributi, ossia una porzione del tuo guadagno che va immediatamente impiegata a sostegno degli attuali pensionati. Contraltare di questo sistema è quello a capitalizzazione che prevede invece che ogni cittadino risparmi personalmente per se stesso.

Dunque tu oggi paghi le pensioni di quelli che hanno lavorato prima e di te e domani, in teoria, sarà qualcun altro a pagare la tua con lo stesso meccanismo…almeno si spera! “In teoria”, “si spera”, tutte espressioni poco rassicuranti che però vanno dette perché la realtà è che, stando alla situazione attuale, difficilmente questo sistema riuscirà a filare liscio ancora a lungo.

Ma qual è questa situazione attuale?

Perché la demografia incide così tanto sulle pensioni?

In base a quanto detto finora, va da sé che il sistema a ripartizione è strettamente legato alla demografia perché, per funzionare, è necessario che ci sia una “forza lavoro” sufficiente, che possa concretamente pagare i contributi per le pensioni.

La nota dolente arriva proprio a questo punto perché i cambiamenti demografici a cui abbiamo assistito nel corso degli ultimi anni, a partire dal 2015, sono realmente preoccupanti. Ad ogni angolo in cui ti giri senti qualcuno che si lamenta dicendo che in Italia ormai ci sono solo più anziani e che la gente non fa figli e che c’è tanta disoccupazione…ed è tutto vero!

Il tasso di natalità è diminuito tantissimo e allo stesso tempo la capacità di sopravvivenza si è alzata. Dunque gli anziani vivono di più e i giovani scarseggiano in quanto non nascono nuovi bambini. Prenditi un attimo per guardare il grafico. Anche senza stare ad analizzarlo a fondo, non serve avere un occhio di lince per notare l’enorme divario tra morti e nascite.

grafico 1

Ma questo cosa vuol dire? Che le persone rimangono più a lungo in età pensionistica e, senza nuova forza lavoro, si crea una disparità con la popolazione attiva, i cui contributi versati non sono equilibrati rispetto alle pensioni da sostenere.

Un’Italia fatta di squilibri

Secondo i dati dell’Eurostat, Ufficio Statistico dell’Unione Europea, dal 2022 la popolazione italiana calerà a 60 milioni di persone, per continuare a scendere sempre di più: nel 2032 saremo 59 milioni, nel 2040 57 milioni e 700 mila e, infine, nel 2065 saremo soltanto 51 milioni. Tutto questo è preoccupante perché, anche se ci sembra lontano, in realtà parliamo solamente di 45 anni.

Come potrà mai essere la situazione pensionistica tra 45 anni? Se ancora nel 2018 il rapporto tra lavoratori e pensionati risultava abbastanza equilibrato con 1 pensionato ogni 2 lavoratori o 1 lavoratore e mezzo, con le tendenze demografiche di oggi l’equilibrio non potrà che rompersi. Secondo l’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, entro il 2050 potrebbero esserci più pensionati che lavoratori e un solo lavoratore con il suo stipendio dovrà sostenere più pensionati.

E gli squilibri non sono solo generazionali, ma anche geografici. Vediamo le città sempre più stipate di persone e zone intere, soprattutto al Sud, scarsamente popolate. Grandi potenziali sprecati in sostanza e tutto questo ovviamente incide sulla condizione economia generale. È un grande cane che si morde la coda: la demografia influenza l’economia che a sua volta influenza la demografia.

Che cosa ci aspetta? La corsa ai ripari

Diversamente dall’Eurostat, l’Istat fornisce dei dati leggermente più ottimistici, che si suppone siano un po’ più precisi dal momento che arrivano direttamente dai singoli comuni (però comunque passibili di altre variabili). Il dato su cui vorrei che ci soffermassimo è quello del saldo migratorio: nel 2020 sono previsti quasi 180 mila nuovi ingressi in Italia, il che è molto positivo.

A questo punto tu potresti chiedermi: “E che piffero c’entra il saldo migratorio con le pensioni?”. C’entra tantissimo! Prova a dire quanti sono i contributi che versano, ogni anno, nelle casse italiane, i lavoratori stranieri. 8 milioni (secondo i dati raccolti dall’INPS nel 2017)! Pensa se non ci fossero…Quindi i flussi migratori sono una variabile estremamente importante in questa equazione.

Sono una possibile soluzione alla crisi delle pensioni che stiamo vivendo perchè tutti i potenziali lavoratori che arrivano in Italia sono in grado di bilanciare il calo della popolazione e l’invecchiamento, riequilibrando la situazione.

Ad oggi comunque sono 3 le possibili strategie “salva-pensioni” che possiamo ritrovarci ad affrontare:

  • la diminuzione delle pensioni;
  • l’aumento del valore dei contributi da versare;
  • l’aumento dell’età del pensionamento, per gravare meno sul sistema.

Sinceramente nessuna di queste opzioni ci sorride. Questo ci fa capire quanto sia importante pensare da soli alla nostra pensione. Sapendo che le previsioni non sono rosee abbiamo il dovere, verso noi stessi e verso la nostra famiglia, di fare tutto quello che possiamo per assicurarci una rispettosa fetta di futuro.

Ecco infatti che sono sempre più numerosi i giovanissimi che, sin dal primo impiego, cominciano a versare lo stipendio in un fondo pensione personale. Fidati: quando sarà ora di ritirarsi, questo gesto, per loro, avrà fatto tutta la differenza del caso! Se non sai bene in che cosa consiste, ti rimando a quest’altro mio articolo che spiega cos’è e come funziona il fondo pensione.

Non fa piacere pensare al futuro in termini ansiosi o negativi, però bisgona essere preparati! Tu lo sei? Che cosa ne pensi di questa situazione? Spero di averti dato un imput positivo, quello di farti guardare un po’ più in là nel tempo con un occhio di riguardo per quel che sarà e per il tuo futuro.

Sono qui per te se ti serve un consiglio, parola dell’Assicuratore Senza Sorprese 😉